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i giochi di una volta.....
I nostri nonni e bisnonni si divertivano davvero con poco, rispecchiando una realtà sociale piuttosto povera; in una situazione di miseria e povertà, la semplicità e la fantasia abbondavano in ogni momento.
Agli inizi del ‘900 a livello popolare i giochi erano letteralmente inventati dal nulla e aveano come scenario l’aia di casa e la campagna circostante; ogni sasso, foglia, materiale da lavoro usurato e scartato poteva essere usato per costruire un gioco e si giocava sempre all’aria aperta.
I racconti dei bambini di circa 70 anni fa sono divertenti e spesso il sorriso si stampa sui volti delle persone che ricordano quei momenti gioiosi; più spesso sono i maschietti a ricordare lunghi momenti di gioco, le femminucce sembrano avere meno ricordi dei loro coetanei, più tardi vi racconterò perché.

Raffaello a tal proposito si ricorda dell’episodio di suo fratello Renato: un giorno si arrampicò su un cipresso con l’intento di prendere un bel nido, era salito molto in alto e lo aveva quasi raggiunto ma purtroppo perse l’equilibrio e fu costretto a scendere abbracciato mani e piedi all’albero. Ovviamente tutti i compagni di giochi scoppiarono a ridere ma per il povero Renato il momento non fu uno dei migliori e scappò via a braccia e gambe aperte per le ferite riportate su tutto il corpo.

Alcuni uccellini venivano allevati per divertimento, altri invece come cibo; siamo al tempo in cui il pollo arrosto si consumava solo per le feste per cui ogni attività ed anche il gioco poteva nascere per soddisfare un bisogno primario. Cacciare gli animali era dunque un divertimento ma anche un mezzo per nutrirsi; di questo ne parleremo in un altro capitolo!

Ogni tanto qualche bambino si divertiva a rubare i nidi ad altri bambini e quando ciò accadeva erano “botte da orbi” come dice Euro! Credo che il vero divertimento fosse non tanto rubarsi i nidi quanto appunto pestarsi ferocemente per il semplice gusto di distribuirsi percosse fitte e violente di vario genere così a casaccio!
Un gioco che richiedeva molta preparazione era il Carretto di Legno: questo doveva essere costruito con materiale ovviamente di riciclo, ed ecco allora che i bambini si dirigevano in massa alla ricerca di materiale utile al carretto.
Fondamentale, ovviamente, era recuperare le ruote; spesso venivano usati a tal fine i cerchioni vecchi delle biciclette e le ruote dei carretti per il trasporto merci; altre volte invece i bambini si dirigevano verso la ferrovia e rubavano le ruotine degli scambi; Euro ci racconta che i cerchioni venivano posizionati per le ruote di dietro mentre le ruotine degli scambi venivano inserite sul davanti….. due tavole di legno dove sedersi e via…. a stento riesco ad immaginare il carretto!
Più tardi i carretti venivano costruiti con le ruote ricavate dai cuscinetti a sfera, ricordo ancora mio cugino Marco e il suo amico Piero (oggi over 50, tendente al 60); tutti e due intenti a costruire il carretto più bello e veloce. Qualche anno fa durante la festa di Ottobre di Castelnuovo della Misericordia fu organizzato una gara di carretti alla quale parteciparono anche i fratelli Ferretti che tanto bambini non erano più ma avevano conservato la gioia di lanciarsi con i carretti. Uno di loro, Paolo, vinse la gara! Delle acrobazie dei ragazzi del carretto vi racconterò meglio con la prossima storia....

Qualche bambino più ingegnoso riusciva a costruire la cerbottana con le canne più dure ed ecco che si dava seguito a vere e proprie guerre di cerbottana. Altri come ci racconta Beppe, costruivano il fucile: applicavano su una canna una molletta da bucato, posizionavano un elastico sull’altro estremo della canna e lo allungavano fermandolo con la molletta, al momento giusto premevano sulla molletta, sparavano l’elastico e il gioco è fatto!
Maschi e femmine di solito non potevano frequentarsi ma quando capitava giovano insieme a “guardie e ladri”, “il mondo”, “un, due, tre…stella”.
Le femminucce: intervistando varie donne su questo argomento ho notato che le bambine venivano educate fin da piccole ai lavori domestici, al cucito, al ricamo e a fare le mamme, e questo è stato confermato anche dai maschietti.
Oretta ci racconta che qualche volta giocavano alle belle statuine o con le trottole, e che era proibito giocare con i maschi; pertanto venivano inviate ai lavori di casa oppure ad imparare un mestiere.
Gilda si ricorda che da bambina non possedeva bambole neanche per giocare a mamme e così si costruiva le bambole con la creta: quando pioveva modellava la terra bagnata e poi la faceva cuocere nel forno con il pane. Più tardi, quando una delle sorelle imparò a cucire, ricevette la sua prima bambola di pezza, ne fu felicissima!
Il suo tempo Gilda lo utilizzava per andare a scuola e per pascolare il maiale; in questa occasione si ritrovava al pascolo con un amico e mentre gli animali mangiavano, loro giocavano a bocce con i sassi che trovavano lungo il cammino.
Gilda amava andare a scuola perché desiderava imparare nozioni nuove ma soprattutto perché amava leggere; possedeva un solo libro per cui, una volta finito di leggerlo, nascondeva il libro per un po’ di tempo cercando di dimenticare il suo contenuto per poterlo leggere di nuovo.
I bambini di oggi giocano e si divertono con giochi elettronici e complessi ma in campagna, qualche volta ancora oggi, possiamo divertirci con poco!