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Gabbri
I Gabbri sono poco diffusi nell’area del Parco culturale di Camaiano; affiorano in piccole masse associate alle serpentiniti.
Si tratta di una roccia magmatica intrusiva di natura basica i cui componenti cristallini sono principalmente il plagioclasio (anortite, silicato di calcio ed alluminio) ed i pirosseni (augite, silicato di calcio, magnesio e ferro). Il gabbro è il corrispondente intrusivo del basalto.
Dalla letteratura si apprende che il nome di questa roccia fu dato dal geologo tedesco Christian Leopold von Buch proprio dal nome della località di Gabbro. In effetti nei dintorni del paese di Gabbro sono presenti estesamente solo le serpentiniti, ai tempi normalmente chiamate gabbro ed ancora oggi appellate con questo nome o più comunemente con quello di “gabbriccio”. Probabilmente proprio la presenza di queste rocce, che tipicamente si presentano in affioramento povere di suolo e con scarsa vegetazione, con grandi masse rocciose nude ed emergenti come scogli in una distesa di arbusti radi e scarsamente sviluppati, ha dato il nome al paese di Gabbro, derivandolo dalla parola latina “glabrum”, ovvero glabro.
I gabbri, ovvero le rocce che modernamente hanno assunto questo nome e che nell’800 venivano frequentemente chiamati “eufotide”, si presentano nel classico aspetto molto diffuso nei Monti Livornesi: molto alterati, estesamente tettonizzati, spesso in superficie niente più che un sabbione di formato da cristalli sciolti.